E' considerato uno dei più rappresentativi piloti italiani del periodo a cavallo della Seconda Guerra Mondiale. Clemente Biondetti, nato a Buddusò, provincia di Sassari il 18 agosto 1898 (lo stesso anno di Enzo Ferrari!), ma universalmente considerato fiorentino d'adozione, iniziò ad appassionarsi di motori fin da giovanissimo, ma senza dedicarsi alle competizioni. La fama di Biondetti crebbe notevolmente dopo il suo passaggio alla milanese Alfa Romeo; in particolare destò stupore e ammirazione la sua straordinaria performance al Gran Premio di Tripoli del 1937, quando riuscì a tenere testa ad un trio di strapotenti Mercedes prima di doversi ritirare col motore rotto. |
Il 1938 vide la prima vittoria di Biondetti alla Mille Miglia, ottenuta al volante di una delle nuove Alfa Romeo 8C da 3000cc a doppio compressore, magnificamente carrozzate da Touring. Le vetture montavano motori tipo 308 da Gran Premio. Nella sua lunga carriera, Clemente Biondetti poté vantare tre partecipazioni alla 24 Ore di Le Mans (nel '38, nel '51 e nel '53) e ben otto alla Targa Florio, comprese fra il 1927 e il 1954.
David Tarallo |
La storia della Scuderia Automobilistica Clemente Biondetti
Alla fine degli anni cinquanta un gruppo di piloti proveniente dalla “Pier Capponi” fondò a Firenze una scuderia automobilistica col nome di “Clemente Biondetti”, pilota scomparso nel 1955. I corridori della Biondetti fecero in tempo a partecipare all'ultima edizione della Mille Miglia, la gara che aveva consacrato Biondetti come uno dei più grandi piloti di corse su strada. |
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L'attività della scuderia fiorentina si concentrò all'inizio sulla partecipazione a manifestazioni di regolarità e rally, senza disdegnare le gare in salita, che tra la fine degli anni cinquanta e l'inizio degli anni sessanta rappresentavano una fetta importantissima dell'attività agonistica in Italia. Durante gli Anni Sessanta, un periodo di grandi trasformazioni e di indiscussa vitalità anche nell’automobilismo sportivo, fu presidente della “Clemente Biondetti” il marchese Piero Frescobaldi, valido pilota, che ebbe come consoci assi del volante del calibro di Ilfo Minzoni, di Carlo e Roberto Benelli, meglio conosciuti rispettivamente come “Riccardone” e “Robertino” di Spartaco Dini ed altri. Erano gli anni delle Alfa Romeo Giulia GTA e TZ, delle Abarth, delle Lotus e delle De Sanctis; il panorama italiano era quantomai vivace e ricco di personaggi di grande rilievo. |
Tra i corridori che militarono nella “Biondetti” in quel periodo d’oro possiamo ricordare ancora Carlo Zuccoli, Romano Martini (in arte “Shangry’là”), Aldo Horvat (“Hoga”), Vittorio Mascari (“Mascaleros”), Alberto Rosselli, Maurizio Lastraioli (“York”), Bettoni (“Yama Arashi”) e Giancarlo Scotti. La Scuderia si impegnava anche come organizzatore di competizioni, con un'attività sociale vivace e di alto livello. Presidente in quegli anni era l'eclettico ingegner Giorgio Billi, apprezzato aviatore, appassionato di meccanica e uno dei fondatori del marchio ATS. Negli Anni Settanta la Scuderia prese la denominazione di Firenze Corse – Biondetti, e proseguì il proprio cammino con l’organizzazione di gare di regolarità al Mugello, di slalom a Pontassieve e di svariati raduni turistici, oltre ad iscrivere i propri piloti a manifestazioni rallystiche, a corse in salita e in circuito: nel 1974 l’Autodromo del Mugello era ormai attivo e rappresentava un importante polo d'attrazione per i piloti toscani. |
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Dopo un'interruzione dell’attività, nel 1988 la Scuderia Clemente Biondetti fu resuscitata, con un occhio particolare al settore delle auto storiche, che in quel periodo erano al centro di un’operazione di recupero e di rivalutazione che avrebbe condotto al “boom” di fine anni novanta. David Tarallo |
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